È nato a Lione nel 1960 questo scrittore - drammaturgo,
saggista e romanziere - che riesce a commuovere il lettore
con la sua scrittura semplice ma intensa, profonda,
sincera.
E questa fiaba ne è l'esempio più commovente, più
significativo. "Oscar e la dama in rosa", che è
rimasto per oltre cinquanta settimane ai primi posti delle classifiche
francesi, è più che un racconto lungo, una vera
e propria fiaba, che ha per protagonista un bambino, Oscar
appunto, di dieci anni.
Ma Oscar è malato di una grave forma di leucemia
e la sua storia si svolge in un ospedale, tra medici troppo seriosi
perché si scontrano ogni giorno con i limiti del proprio
lavoro, infermieri e tanti bambini, ognuno con una propria caratteristica
che lo rende diverso e unico.
Poi c'è Nonna Rosa, una signora cui Oscar si è
affezionato molto e alla quale confida i suoi pensieri più
sinceri e chiede consigli sulla vita, su come ci si debba
comportare con gli altri, come riuscire a essere migliori.
E' proprio dal rapporto con Nonna Rosa che Oscar impara ad amare
Dio e a chiedergli ogni giorno qualcosa, ma solo "cose dello
spirito". E così inizia il gioco che nonna Rosa
gli propone di fare: la leggenda dei dodici giorni divinatori "A
partire da oggi, osserverai ogni giorno come se ciascuno contasse
per dieci anni".
Oscar intraprende così un viaggio attraverso il tempo,
prima nell'infanzia, poi nella pubertà, nell'adolescenza
e via via verso l'età adulta. Oscar si innamora in quei giorni
di ospedale, di una bambina di nome Peggy Blue, chiamata blu per
via di una malattia, "un problema di sangue che dovrebbe andare
ai polmoni e che non ci va, rendendo tutta la pelle azzurrognola":
prima la difende dai fantasmi della notte, poi la sposa, quasi trentenne
nel mondo della fantasia.
Ma la vera protagonista con Oscar è proprio Nonna Rosa, una
signora che si inventa storie incredibili circa la sua vita passata
e lo ama come un figlio, gli fa capire che i suoi genitori non sono
"idioti" come lui pensa ma semplicemente non sanno come
volergli bene, gli insegna chi è Dio, gli insegna ad avere
coraggio e a credere in se stesso.
Una fiaba tenerissima, struggente che vale davvero la pena di
leggere.
Eric-Emmanuel Schmitt è autore anche di: "Il vangelo
secondo Pilato", "Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano"
(dal quale è stato tratto il film omonimo con Omar Sharif)
e "Piccoli crimini coniugali".
Caterina Falomo
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