"Non giudicare mai un libro dalla copertina" dice Sarah
Morton, la protagonista del nuovo film di François Ozon,
presentato all'ultimo festival di Cannes e da poco nelle sale italiane.
È una frase che può dire molto su questo film: non
giudicare mai una persona per quello che vedi di lei, perché
dietro c'è molto di più.
È più o meno questo il filo conduttore di Swimming
pool, un film che vede come protagoniste due donne, una scrittrice
di gialli, Sarah Morton (Charlotte Rampling) e la figlia del suo
editore, Julie (Ludivine Sagnier), due figure apparentemente distanti
per età e per modo di vivere, ma che via via si scoprono
essere complementari.
Sarah lascia Londra durante una crisi esistenziale e creativa
per andare a trascorrere un po' di tempo in Francia nella casa di
campagna del suo editore. Lontana dalla nebbia londinese ritrova
la voglia di scrivere, ed è proprio lì che Ozon comincia
a delinearne il carattere rigido, fatto di piccole manie e abitudini,
mostrandoci una donna malinconica e rigorosamente sicura di sé.
Finchè una sera arriva Julie, pronta a trascorrere
anche lei del tempo in quella casa. E mentre Sarah si chiude in
se stessa e nel suo lavoro, Julie vive sfrontatamente tra lunghe
nuotate in piscina e appuntamenti con uomini ogni sera diversi,
esibendo una sensualità libera.
La piscina fa da spettatrice silenziosa degli eventi: rassicurante
e inquietante insieme a seconda delle scene di cui fa da sfondo.
Man mano che il film prosegue le due figure si avvicinano
e i due caratteri si smorzano sempre di più l'uno nei confronti
dell'altro. Sarah ritrova la sua passionalità, si dà
alla danza e al fumo, dimenticando i grigiori della sua stanza mentre
Julie, da ragazzina sfrontata e sicura di sé, comincia a
mostrare sempre più le sue fragilità, le sue debolezze
e le sue paure.
Sarà l'omicidio di un uomo, e il successivo seppellimento,
a mettere le due donne l'una di fronte all'altra, rendendole complici
e unite nel segreto, in una nuova relazione di compiacenza e solidarietà.
Lungo tutto il film, che inizia lento ma acquista ritmo e sostanza
con lo scorrere delle immagini, è il regista, con lo sguardo
attento e critico, a guidare lo spettatore nella conoscenza dello
spirito femminile, mostrandoci delicatamente le sfaccettature
dei caratteri, le manie, le particolarità.
È soprattutto in Sarah, la scrittrice che incarna l'atto
creativo, che Ozon sa descrivere oltre alla difficoltà
e alla passione del creare, tutto un mondo di emozioni, di paure
che però, alla fine, permetteranno alla donna di riscattarsi
non solo nei confronti di un editore che non crede nella possibilità
di cambiamento, ma soprattutto nei confronti di se stessa.
Caterina Falomo
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