Si parla di français familier per definire
il francese che si parla tutti i giorni, in tutte le occasioni della
vita quotidiana: dal panettiere, dal macellaio, per strada, a casa
propria o da amici.
Insomma qualcosa di legato alla quotidianità.
Questo tipo di linguaggio non è però legato semplicemente al tipo
di tenore della conversazione (quindi alla maggiore o minore
buona educazione o alla maggiore o minore formalità), ma anche a
delle precise regole non scritte che fanno capo ad un suo
uso intuitivo.
Per questo motivo si potrebbe anzitutto definire il français
familier una lingua per esperti o, piuttosto, il cui
utilizzo si rivela molto spinoso per gli stranieri.
Quando un italiano si avventura in Francia è bene che conosca il
linguaggio "nascosto", non codificato, per non rischiare di sentirsi
frustrato nel bel mezzo di una conversazione tra francesi, magari
in coda mentre aspetta di entrare al cinema o mentre aspetta di
essere servito dal panettiere.
Tuttavia, sconsiglio vivamente a chiunque di servirsi del français
familier se non prima di aver soggiornato in Francia per
un periodo discretamente lungo.
Andranno fatti dei tentativi prudenti, solo dopo aver osservato
l'uso che si fa di certe parole particolari: solamente l'uso determina
l'utilizzo delle coloriture familiari!
Per esempio, a tutti i francesi capiterà di dire "J'ai
mal à la tronche" per dire "Ho mal di testa",
dove tronche sta per tête.
Ma che non salti in mente di dire, sulla base di questa espressione,
"Il a perdu la tronche" per dire "Ha perso la testa".
In questo ultimo caso si dovrà infatti dire "Il
a perdu la boule".
Così in altri casi si dirà "Se
mettre la boule à zéro" per dire "Rasarsi la testa
a zero".
Si tratta dunque sì di un linguaggio molto informale e sciolto,
ma anche qui ci sono delle convenzioni da rispettare.
Quello che colpisce del francese familiare è che, rispetto
al registro del francese convenzionale, è molto più carico di
affettività.
Quando ci si imbatte in termini come ta
frangine, o ton frangin
per significare tua sorella o tuo fratello, non si
può fare a meno di cogliere un qualche cosa di estremamente amichevole
e caloroso, che va oltre le parole sorella e fratello.
La stessa cosa succede quando si dica avoir
un rencard (rancard), per significare
avere un appuntamento.
Certo la conosciutissima parola rendez-vous è universalmente
accettata, e peraltro utilizzata anche in italiano, per tradurre
il termine appuntamento, ma avoir un rencard suggerisce
un maggiore senso di attesa dell'evento, un maggiore piacere e un
maggiore senso di intimità delle persone coinvolte.
Capita la stessa cosa con il termine cantoche
(mensa di una scuola o di un'azienda). La parola abitualmente
utilizzata nel registro del francese convenzionale per indicare
la mensa è cantine.
Certo è che dicendo "Je mange à la cantoche", l'interlocutore
vuole suggerire un'idea che va oltre la scelta di un luogo di ristorazione
a buon prezzo: egli vuole significare che mangia in un locale che
ama e in cui si trova bene, perché là trova il modo di scambiare
quattro chiacchiere e risate tra colleghi o compagni, e fa un pasto
che non costa troppo, ma soprattutto passa dei piacevoli momenti.
Insomma si può dire che il francese familiare giochi un ruolo ben
preciso nel contesto della lingua francese, dando rilievo a un modo
di parlare che porta il gusto dell'infanzia e del dialetto.
Si tratta, potremmo dire, di un francese che, venuto dal popolo
e diffusosi grazie al passa parola, possiede una sorta di intimità
che magari in certe circostanze manca al francese convenzionale.
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