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Lingua e cultura occitana : 'resistenza'
alla globalizzazione |
La lingua
e la cultura occitane rappresentano una roccaforte all'insegna dell'individualismo
culturale, a difesa delle proprie radici storico-culturali.
Il tutto in un contesto crescente di globalizzazione: lungo le valli
alpine del Monregalese e della provincia di Torino è possibile
ancora oggi imbattersi in comunità montane che non hanno risentito
del crescente fenomeno della globalizzazione culturale.
Si tratta di comunità che tengono alto l'onore di un'antica
lingua, che porta con sè tradizioni culturali e folkloristiche
molto speciali: si parla del contesto culturale che fa capo alla lingua
occitana.
Per capire l'importanza di questa lingua è necessario ripercorrere
le tappe storiche che ne hanno visto lo sviluppo.
Il termine Occitania venne coniato nel 1290, per definire l'insieme
dei territori in cui veniva utilizzata la lingua d'oc
(idioma alternativo alla lingua d'oïl e a quella del sì).
La storia di questa lingua è molto antica e va fatta risalire
ai primi contatti e influssi ellenici che interessarono quest'area
(che si può definire delimitata dal Mediterraneo, dai Pirenei,
dall'Atlantico, dal Massiccio Centrale e dalle montagne del Delfinato).
Prepotenti furono successivamente gli influssi dell'espansione dei
romani in Gallia: il latino si insinuò fortemente nella
lingua occitana, modificandola soprattutto dal punto di vista verbale.
Le invasioni barbariche del V e VI secolo portarono altri influssi
minori.
I primi scritti in lingua occitana si ritrovano nel 900 d.C.,
e i primi versi dei troubadours nel 1100.
Dal 1100 al 1200 la lingua occitana si diffuse in tutta Europa affascinando
anche molti poeti italiani e francesi.
Una delle forti componenti della cultura occitana era la strenua contrapposizione
al potere del potere cattolico: circostanza che determinò
forti rivalità con il papato e la corona francese. Lo scontro
fu reso più aspro dal concatenarsi del movimento eretico
càtaro con lo spirito di autonomia culturale occitano.
Il "cuore ribelle di Francia" divenne allora un pericolo
che la monarchia non esitò a togliere di mezzo, indicendo una
vera e propria crociata contro i Càtari.
Nel corso del 1400 molti intellettuali occitani
continuarono a scrivere opere nella loro lingua madre, definitivamente
bandita dal re di Francia Francesco I nel 1539. Da questa
data la lingua occitana venne degradata al ruolo di parlata regionale
e catalogata dai linguisti francesi come patois in senso dispregiativo.
Fu grazie al poeta Fréderic Mistral che, nella seconda
metà dell'800, la lingua occitana riacquistò la sua
dignità, potendo "risorgere " durante tutto
il corso del '900.
Ecco allora che ancora oggi sopravvivono le comunità di cui
si accennava sopra: realtà che, di fronte ad un fenomeno che
oggi sta acquistando un peso così preponderante nella realtà
mondiale, mantengono un'identità culturale che insiste
nell'affermare la propria individualità, a fronte della globalizzazione
crescente.
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