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Globalizzazione e cultura canadese
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Una
sintetica definizione del fenomeno della globalizzazione, ci
permetterebbe di definirlo come l’estensione a livello planetario
di un modello unico di economia, di un modello unico di pensiero,
di un modello unico di cultura. In questo contesto gli USA
sono tra le superpotenze che giocano un ruolo fondamentale.
Se si concentra l'attenzione sul Canada, non si può fare a
meno di considerare la politica culturale da sempre condotta per contrastare,
da questo punto di vista, la minaccia dell'imperialismo americano.
Lo sforzo è arduo, sicuramente, ma è quello di tracciare una linea
Maginot per contrastare gli eroi come Mikey Mouse, Rambo e i Simpsons.
Un primo sguardo superficiale potrebbe far pensare che la battaglia
di questo popolo, che vuole conservare la propria identità culturale,
sia vana e anzi già perduta.
Si pensi a certi dati che, anche se approssimativi, danno un'idea
della situazione: fatta eccezione solo per la provincia del Québec
(bastione della francofonia), il Canada condivide con gli Stati Uniti
la stessa lingua; l'80% dei programmi che i canadesi
guardano in TV sono americani; la stessa percentuale si ritrova
nelle riviste di lingua inglese in vendita in Canada; il 60%
dei libri in lingua inglese provengono dagli Stati Uniti; lo
stesso dicasi per i programmi radiofonici e, con una percentuale
che arriva quasi al 100%, per i film.
Nessun altro paese come il Canada, risulta quindi così vulnerabile
all'invasione culturale del colosso americano.
Così, sono stati elaborati complessi sistemi e regolamentazioni
atti a preservare una porzione del mercato culturale per i prodotti
canadesi. L'effetto di questi sistemi sarebbe lo sviluppo di un proprio
universo culturale, svincolato dalla dipendenza coloniale degli inglesi
prima e degli Stati Uniti poi.
Ecco allora sorgere astri in svariati campi della cultura e dello
spettacolo come: Céline Dion, Alanis Morissette, Bryan Adams per la
musica; James Cameron, Jim Carrey, David Cronenberg nel cinema;
Margaret Atwood e Alice Munro per la letteratura.
Certo, quello che lascia perplessi è che tutti questi personaggi,
che dovrebbero testimoniare lo sboccio culturale del Canada, hanno
firmato contratti con la maggiori case discografiche e cinematografiche
solo dopo aver lasciato il Canada!
Circostanza che lascia intuire che, in realtà, il sistema di regolamentazione
interna ha una portata molto limitata, non avendo da solo determinato
il successo di questi personaggi.
Il tutto suggerisce allora che forse molto di più deve essere fatto. |
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